giovedì 27 maggio 2010


È notte. È notte fonda. Non c'è pace in questo buio, ma piuttosto attesa. Il silenzio è così profondo che non ricordo parole umane.
Il mio cuore è disabitato da secoli. Ieri c'era luce. Oggi non c'è più.
È questa la mia vita: attimi di sospirata serenità, di gioia, di pace. Una tenue luce che mi coglie attraverso la cortina spessa della mia solitudine. E poi il niente, il vuoto, il deserto. Disconosco ogni ricordo e la mia esistenza non mi appartiene. Mi guardo da fuori come se non fossi più io. Ciò che io ho, ciò che mi appartiene davvero, ciò che è solamente mio. Ciò che non condivido con anima viva è segretamente custodito in un posto irraggiungibile anche a me stessa, così lontano che a volte credo di averlo perduto per sempre.
Il mio esilio è il più triste che mai sia stato vissuto. In effetti non so se sia mai esistito un angolo di mondo al quale abbia sentito per qualche istante di appartenere.

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